venerdì 27 giugno 2008

Un plauso!

"Da una reale attenzione alle politiche carcerarie una concreta risposta al sovraffollamento e alla carenza di personale” “Le nostre carceri stanno perdendo, ogni giorno di più, la funzione di strutture disciplinari e la stessa pena ha, per lo più, un ruolo repressivo e incapacitante, che mal si concilia con la politica carceraria della rieducazione”.
È quanto dichiara il consigliere della Regione Puglia e vicepresidente della VII commissione, Affari istituzionali, Antonio Buccoliero, intervenendo alla vigilia della giornata di studio, che si svolgerà a Lecce e che ruoterà attorno alla proiezione del film–documentario “Nella casa di Borgo San Nicola con le donne, nel carcere” di Caterina Gerardi.
“Un plauso – prosegue Buccoliero – va a Caterina Gerardi, che ha saputo indirizzare la sua sensibilità di donna e di operatrice culturale verso la condizione, non certo facile, delle donne negli istituti penitenziari. Purtroppo, i problemi di Borgo San Nicola sono i problemi di tante case di detenzione, che dello status di casa hanno poco o nulla. Il sovraffollamento delle prigioni, che si scontra con la carenza di personale, genera spesso situazioni di insofferenza e di stress psicofisico, che in molti casi sfociano in vere e proprie violenze.
Certamente, la recente proposta di una parte del Governo di introdurre il reato di clandestinità non farebbe che aggravare una situazione già di per sé critica per l’intero sistema carcerario. È necessario, invece, lavorare con più convinzione sulle politiche carcerarie, perché se è vero che ci sono criminali incalliti e pericolosi, che meritano di scontare pene severe, é vero anche che ci sono tanti detenuti che dopo aver scontato la loro pena per reati comuni meritano di avere una seconda possibilità, che spesso viene preclusa dalla stessa cultura carceraria”.
“Senza tralasciare, infine – conclude Buccoliero – l’importanza della polizia penitenziaria, che costituisce un avamposto dello Stato a tutela della sicurezza del cittadino, sia essa chiamata ad operare nel carcere o sul territorio. Non dimentichiamo, infatti, che ogni politica di sicurezza cammina sulle gambe degli operatori, che meritano, pertanto, il pieno e concreto consenso delle istituzioni”.

Nessun commento: