mercoledì 25 giugno 2008

Intervento al Convegno del 12 giugno 2008

di Sandra del Bene

L’idea iniziale è stata di Caterina che ci ha coinvolto in questo viaggio dentro al carcere per vedere e raccontare la condizione delle donne che trascorrono lì dentro una parte più o meno lunga della loro vita.
La nostra tesi di partenza era che all’interno della struttura penitenziaria il disagio la sofferenza delle donne è più forte, più angosciosa e devastante, soprattutto perchè, come dice una delle intervistate, “il carcere non è per le donne". E ciò secondo me è vero per una serie di motivi e qui vorrei soffermarmi in particolare sui due che ritengo fondamentali.
Il primo motivo di carattere più culturale riguarda il fatto che da sempre possiamo dire dalla sua fondazione, le forme nelle quali si è strutturata la società e quindi il potere, rispondono ad una logica maschile che ignora e non rispetta i caratteri legati alla differenza di genere.
Il funzionamento della macchina dello stato ha sempre operato in ogni paese, in base a meccanismi di controllo che attraverso le “istituzioni totali" hanno tenuto a bada o emarginato ogni forma di diversità e di alterità rispetto al modello dominante di razionalità maschile.
Foucault ha descritto meravigliosamente nelle sue opere la funzione delle istituzioni totali come i manicomi, le carceri, la famiglia, la scuola. Franco Basaglia, David Cooper, Ronald Laing, solo per citare alcuni nomi, hanno già descritto negli anni ‘60 e ’70 con quali strumenti e in quali forme agisce il potere.
Il femminismo poi ha sottolineato la componente maschile di tali meccanismi , la subordinazione totale e la assoluta negazione di ogni aspetto legato alle caratteristiche e alle esigenze delle donne cito solo alcuni nomi come Simone de Beauvoir, Virginia Wolf, tutte le femministe americane, fino ad arrivare alle filosofe contemporanee, alla Libreria delle donne, ai gruppi storici del femminismo italiano ed europeo.
Merito indiscutibile del movimento delle donne è l’aver finalmente svelato e scardinato le fondamenta del potere maschile e dei suoi meccanismi aprendo la strada che ha portato finalmente le donne dentro alle strutture che governano le società.
Ciò dovrebbe portare come conseguenza ad una attenzione maggiore, anche nella strutturazione delle forme di controllo e di organizzazione sociale, verso le differenze di genere e al tramonto definitivo del modello maschile come modello assoluto.
Il secondo motivo è più profondo e legato agli aspetti più strettamente psicologici e simbolici del mondo femminile. L’esistenza delle donne si sviluppa infatti all’interno di una rete molto intricata di relazioni Nei legami affettivi, i rapporti con la madre, il padre, il o i vari partner, i figli, le sorelle, le amiche, i compagni di vita e di lavoro, tutte le figure che attraversano la vita delle donne , si intrecciano in fitte reti di relazioni.
Ora, la vita del carcere, taglia completamente, interrompendole, le maglie di queste reti, lasciando le donne come sospese, staccate “interrotte" rispetto a ciò che più di tutto riempie le loro vite.
E’ un aspetto tangibile, evidentissimo della loro condizione esistenziale che per esempio traspare nelle interviste, dal fatto che più che parlare di sè ciascuna parla di ciò che ha lasciato fuori: figli, mariti, genitori, tutto ciò che è tagliato fuori dalla loro vita.

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