giovedì 1 maggio 2014


Pozzale, via Valdorme… è tornata la custodia attenuata femminile di Empoli

 di Patrizia Tellini

Multisala Massimo - Lecce 30 aprile 2014
presentazione e proiezione del film
Nella Casa di Borgo San Nicola di C. Gerardi
interviene Margherita Michelini direttrice del carcere Gozzini di Firenze

8 marzo 1997”, si comincia da quì. In un piccolo-grande Comune della provincia di Firenze, zona Pozzale via Valdorme, a Empoli, si inaugura la apertura del primo Istituto interamente femminile, in Toscana, a custodia attenuata. Diretto da Margherita Michelini per dieci anni, dopo un periodo difficile e molto critico, la Casa Circondariale femminile di Empoli è tornata ad essere come allora, a custodia attenuata grazie all’attuale Direttore Graziano Pujia che ha ben chiaro quanto sia importante attenuare la condizione di ristrettezza intramuraria, con meno ferro e sano rigore, facendo rispettare le regole, sempre con dignità umana. Sarei dovuta essere lì con tutti voi, insieme a Margherita, a Silvia, alla regista del film, Caterina, ma problemi familiari gravi che riguardano mio padre me lo hanno impedito e quando accadono queste cose è necessario ascoltare il cuore e fare delle scelte. Mi dispiace. Mi dispiace molto non esserci. Ogni invito per testimoniare, raccontare il carcere come contenitore di esseri umani, i suoi volti, i suoi grigio-scuro, le sue ombre, le sue violenze, mettendosi in gioco e riprovando quella sofferenza nel ricordare quegli anni che ti hanno portato via dalla vita reale, fuori da quei cancelli, è sempre fonte di riflessione, per tutti coloro che di carcere non sanno o che fanno finta di non sapere, che lo ritengono sempre argomento improduttivo e molto scomodo. Ed ecco perché a ragion veduta, abbiamo il dovere civico, invece, di parlare senza annoiarsi di come migliorare le nostre carceri, di come migliorarne la vita all’interno, cominciando proprio dalle persone che lo hanno vissuto e che ancora oggi lo sentono vivo sulla propria pelle. Fatta di arredi in legno, la struttura di Empoli è sempre stata davvero ‘diversa’ e stranamente ‘calda e familiare’. Ho vissuto la mia giovinezza in carcere, dieci lunghi anni, sballottata da un Istituto all’altro per un mandato di cattura da cui poi sono stata assolta dopo quasi cinque anni di custodia cautelare preventiva, mentre stavo scontando una pena definitiva di sei anni per altro reato. In carcere perché? Perché ero finita nel buio della tossicodipendenza, dello spaccio, della vita fatta di espedienti, di dolori, di pericoli, di ingiustizie e di paura. La stessa paura che provo oggi a 47 anni, diventata mamma di un bellissimo bambino di dieci anni, separata, per non dimenticare mai quello che ha rovinato la mia giovane vita. E se oggi sono Patrizia l’addetta stampa del Comune di Empoli, lo devo proprio al carcere di Empoli ed al lavoro che ho saputo cogliere dietro a quelle sbarre; ad una giornalista de Il Tirreno che si inventò la rivista ‘Ragazze Fuori’ che abbiamo pubblicato per dieci anni e che attualmente è sospeso per mancanza di fondi e dall’allora sindaco di Empoli, Vittorio Bugli che sostenne ed approvò quel progetto come una ‘scommessa’, creando nel Comune due posti di lavoro a collaborazione per detenute ed ex detenute del carcere empolese che più si erano distinte nelle scrittura della rivista. Venni ‘nominata’ e scelta; dopo aver concluso il mio residuo pena di un anno nella comunità terapeutica la ‘Buon Pastore’ a Varazze, arrivai ad Empoli per seguire quel progetto che oggi è diventato il mio lavoro quotidiano come addetta stampa del Comune di Empoli, iscritta all’Ordine dei giornalisti della Toscana dal luglio 2004, assunta dopo la stabilizzazione con regolare concorso, il primo ottobre del 2008 a tempo indeterminato. Ecco il mio riscatto. La mia vita ha ripreso forma e colori grazie ad un sindaco che ha creduto e voluto dare una opportunità e ad una città sensibile ed accogliente, anche se talvolta ho percepito giudizi della prima ora non proprio positivi, ma nessuno mi conosceva e di un delinquente non ci si fida mai, così dicono le povere menti.  Oggi mi reco dalle ospiti una volta alla settimana con l’art.17 per la pubblicazione che presenteremo entro la fine di questo anno, intitolata CODICE A SBARRE, a cura della Casa Editrice Ibiskos, dove ognuna di noi racconta chi è e che cosa è stata, pensando al futuro. Se l’art.27 della Costituzione sancisce che La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. La pena va espiata in condizioni umane e dignitose per il condannato.  Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra: la custodia attenuata di Empoli rispetta in pieno la nostra Costituzione, con la prerogativa di mettere in campo progetti individuali per il futuro di quelle donne attualmente private della propria libertà. Un carcere a misura di donna; una esperienza che ha lasciato il segno in tutte noi, anche in coloro che non ce l’hanno fatta, che ci hanno lasciato perché si sono bucate appena uscite ed il loro cuore non ha retto. Far nascere quel carcere fu una battaglia, combattuta da molti, per trasformarla da carcere maschile a femminile. Siamo state detenute fortunate. Abbiamo una famiglia, una vita diversa da quella di prima, come tutte le altre donne che si svegliano la mattina presto, senza mal di testa, per preparare il bambino per la scuola; la colazione e via a lavorare. La custodia attenuata è un ‘ponte … per’ una nuova vita; un inizio per vedere e sentire che qualcosa di diverso si può fare, senza mentire a noi stesse: questa era la forza di quel carcere ed è la forza di quel carcere oggi. Vorrei che i progetti delle custodie attenuate femminili, le Case per madri e bambini venissero incentivati, realizzati in tutti gli istituti penitenziari.  Vale davvero la pena! Grazie a tutti voi. Con cuore, Patrizia Tellini

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