giovedì 29 marzo 2012

Le detenute di Lecce: Il nostro grido d'aiuto, che nessuno ascolta

Lecce. In una lettera inviata alla nostra redazione, chiedono ai politici azioni di perdono come l'amnistia e non decreti "svuota carceri" che verranno mai attuati
LECCE - E' un grido d'aiuto affidato alle pagine di una lettera. Parole scritte a mano, fitte fitte, con l'inchiostro blu. Arriva, la lettera, dal carcere di Lecce. A scrivere sono le detenute della sezione femminile. Chiedono amnistia; chiedono ai politici azioni concrete di aiuto, e non decreti "svuota carceri" che rischiano di restare inattuati. E se l'amnistia non è possibile, chiedono di poter scontare la propria pena con dignità. 
E poi descrivono le condizioni di vita all'interno del penitenziario. Al limite della sopportazione. Dove la norma sono le celle sovraffollate e prive d'aria e la mancanza dei servizi essenziali come l'acqua calda o la carta igienica. 

"Fate qualcosa di concreto – chiedono -, altrimenti lasciateci in pace a scontare la nostra pena, contrariamente a quanto pensano in molti, non in un comodo ‘salottino' ma solo nella nostra sofferenza".


Ecco la lettera in versione integrale. 




Carissima signora Mastrogiovanni, 
a scriverle è una detenuta della casa circondariale di Lecce. Mi chiamo Antonietta e insieme alle mie compagne, abbiamo pensato di rivolgerci a lei per dare voce ai nostri silenzi, ai nostri pensieri, a tutto ciò che vorremmo dire e che nessuno ascolta. Le chiedo per questo, se possibile, di pubblicare questa nostra lettera perché non vogliamo più tenerci tutto dentro; abbiamo bisogno ch le persone conoscano ciò che proviamo, ciò che viviamo… 
Sicuramente lo abbiamo fatto con rabbia, ma siamo stanche, troppo stanche. 
Ci tengo a ringraziarla già da ora, sperando che, almeno lei, riesca a far uscire fuori queste urla dal silenzio. 
In attesa di avere la gioia di legger il nostro scritto sul "Tacco d'Italia", le porgo i miei più sinceri saluti. 

Con tanta stima 
Antonietta. 


Dal carcere di Lecce, Borgo San Nicola meglio identificato (sezione femminile), giungono pesanti lamentele da parte delle detenute deluse dalle opinioni rese in sede parlamentare durante il voto della cosiddetta "svuota carceri"… 

Un decreto inutile, così come quello dello scorso anno, perché secondo la valutazione dei magistrati competenti, verrà scarsamente applicata. 

Siamo stanche di sentire, ormai da quasi due anni, politici, opinionisti, conduttori televisivi che elencano giornalmente, come ulteriore derisione, la nostra drammatica esistenza all'interno delle carceri. 

Basta con le umilianti immagini televisive di celle sovraffollate, quattro-cinque-sei letti a castello in spazi ristretti, pentole sparse, mestoli, scolapasta, materassi "sottiletta", freddo siberiano, acqua che no si sa da dove entra e da dove esce, cessi da campeggi posizionati di fronte alle tavole da pranzo imbandite di pane secco e frutta marcia, lavandini corrosi e docce scassate. 

Basta con le visite guidate dei politici… non siamo allo zoo! No abbiamo bisogno delle loro noccioline "svuota carceri"… siamo stanche! 

Fate qualcosa di concreto, altrimenti lasciateci in pace a scontare la nostra pena, contrariamente a quanto pensano in molti, non in un comodo "salottino" ma solo nella nostra sofferenza. 
Non siamo fenomeni da baraccone, se non volete venirci incontro, abbiate almeno la delicatezza di non offenderci, violando ripetutamente, con immagini e nomee, la nostra dignità. 
Ringraziamo Marco Pannella per il suo concreto impegno che, da sempre, lotta senza alcun pregiudizio, affiancato dal suo partito dei Radicali, per noi detenuti, mettendo continuamente a repentaglio la sua salute con i molteplici scioperi della fame. 
Basta con le parole, con le chiacchiere, con gli rvm carcerari… passate ai fatti, quelli veri e concreti però. 

L'unica vera "svuota carceri" è l'amnistia e da lì ripartire per una giustizia più equa. 
Informative bene, perché i veri criminali stanno fuori. In carcere ci sono anche persone innocenti che, dopo anni di processi e tempi burocratici, vengono assolte per non aver commesso alcun reato. Chi li ripagherà del danno subito? 
Manca solo attuare a pena di morte come in America, almeno così sono più felici i politici che non vogliono concedere nulla, più felice l'opinione pubblica colpevolista e chi vuole vederci morti in galera. 

A quanto pare… Dio perdona, voi no. 

Dite piuttosto il numero dei suicidi che avvengono giornalmente in questi luoghi, la mancanza di tutto, perfino l'aria per respirare, visto che le celle sono piene da farti andare in apnea. Mancano le cose essenziali: carta igienica, disinfettante e, qui a Lecce, persino un prete! Bisogna comprare tutto… chi se lo può permettere. E chi invece non può?Lasciamo a voi l'immaginazione. 
Questi oggetti di prima necessità dovrebbe fornirli lo Stato, ma ciò non accade per mancanza di fondi. Poi però, a fine pena, lo Stato pretende le spese di mantenimento, ma per che cosa? 

E' giusto pagare, ma con dignità ed umanità. 
Non siamo rifiuti umani da smaltire, né una discarica sociale, ma persone che hanno diritto ad una seconda possibilità. 
Se volete fare veramente qualcosa per i detenuti, fateci uscire da questo limbo infernale. Amnistia! 

Grazie 
Tutte le detenute della sezione femminile del carcere di Lecce
Le detenute di Lecce: Il nostro grido d'aiuto, che nessuno ascolta

Lecce. In una lettera inviata alla nostra redazione, chiedono ai politici azioni di perdono come l'amnistia e non decreti "svuota carceri" che verranno mai attuati
LECCE - E' un grido d'aiuto affidato alle pagine di una lettera. Parole scritte a mano, fitte fitte, con l'inchiostro blu. Arriva, la lettera, dal carcere di Lecce. A scrivere sono le detenute della sezione femminile. Chiedono amnistia; chiedono ai politici azioni concrete di aiuto, e non decreti "svuota carceri" che rischiano di restare inattuati. E se l'amnistia non è possibile, chiedono di poter scontare la propria pena con dignità. 
E poi descrivono le condizioni di vita all'interno del penitenziario. Al limite della sopportazione. Dove la norma sono le celle sovraffollate e prive d'aria e la mancanza dei servizi essenziali come l'acqua calda o la carta igienica. 

"Fate qualcosa di concreto – chiedono -, altrimenti lasciateci in pace a scontare la nostra pena, contrariamente a quanto pensano in molti, non in un comodo ‘salottino' ma solo nella nostra sofferenza".


Ecco la lettera in versione integrale. 




Carissima signora Mastrogiovanni, 
a scriverle è una detenuta della casa circondariale di Lecce. Mi chiamo Antonietta e insieme alle mie compagne, abbiamo pensato di rivolgerci a lei per dare voce ai nostri silenzi, ai nostri pensieri, a tutto ciò che vorremmo dire e che nessuno ascolta. Le chiedo per questo, se possibile, di pubblicare questa nostra lettera perché non vogliamo più tenerci tutto dentro; abbiamo bisogno ch le persone conoscano ciò che proviamo, ciò che viviamo… 
Sicuramente lo abbiamo fatto con rabbia, ma siamo stanche, troppo stanche. 
Ci tengo a ringraziarla già da ora, sperando che, almeno lei, riesca a far uscire fuori queste urla dal silenzio. 
In attesa di avere la gioia di legger il nostro scritto sul "Tacco d'Italia", le porgo i miei più sinceri saluti. 

Con tanta stima 
Antonietta. 


Dal carcere di Lecce, Borgo San Nicola meglio identificato (sezione femminile), giungono pesanti lamentele da parte delle detenute deluse dalle opinioni rese in sede parlamentare durante il voto della cosiddetta "svuota carceri"… 

Un decreto inutile, così come quello dello scorso anno, perché secondo la valutazione dei magistrati competenti, verrà scarsamente applicata. 

Siamo stanche di sentire, ormai da quasi due anni, politici, opinionisti, conduttori televisivi che elencano giornalmente, come ulteriore derisione, la nostra drammatica esistenza all'interno delle carceri. 

Basta con le umilianti immagini televisive di celle sovraffollate, quattro-cinque-sei letti a castello in spazi ristretti, pentole sparse, mestoli, scolapasta, materassi "sottiletta", freddo siberiano, acqua che no si sa da dove entra e da dove esce, cessi da campeggi posizionati di fronte alle tavole da pranzo imbandite di pane secco e frutta marcia, lavandini corrosi e docce scassate. 

Basta con le visite guidate dei politici… non siamo allo zoo! No abbiamo bisogno delle loro noccioline "svuota carceri"… siamo stanche! 

Fate qualcosa di concreto, altrimenti lasciateci in pace a scontare la nostra pena, contrariamente a quanto pensano in molti, non in un comodo "salottino" ma solo nella nostra sofferenza. 
Non siamo fenomeni da baraccone, se non volete venirci incontro, abbiate almeno la delicatezza di non offenderci, violando ripetutamente, con immagini e nomee, la nostra dignità. 
Ringraziamo Marco Pannella per il suo concreto impegno che, da sempre, lotta senza alcun pregiudizio, affiancato dal suo partito dei Radicali, per noi detenuti, mettendo continuamente a repentaglio la sua salute con i molteplici scioperi della fame. 
Basta con le parole, con le chiacchiere, con gli rvm carcerari… passate ai fatti, quelli veri e concreti però. 

L'unica vera "svuota carceri" è l'amnistia e da lì ripartire per una giustizia più equa. 
Informative bene, perché i veri criminali stanno fuori. In carcere ci sono anche persone innocenti che, dopo anni di processi e tempi burocratici, vengono assolte per non aver commesso alcun reato. Chi li ripagherà del danno subito? 
Manca solo attuare a pena di morte come in America, almeno così sono più felici i politici che non vogliono concedere nulla, più felice l'opinione pubblica colpevolista e chi vuole vederci morti in galera. 

A quanto pare… Dio perdona, voi no. 

Dite piuttosto il numero dei suicidi che avvengono giornalmente in questi luoghi, la mancanza di tutto, perfino l'aria per respirare, visto che le celle sono piene da farti andare in apnea. Mancano le cose essenziali: carta igienica, disinfettante e, qui a Lecce, persino un prete! Bisogna comprare tutto… chi se lo può permettere. E chi invece non può?Lasciamo a voi l'immaginazione. 
Questi oggetti di prima necessità dovrebbe fornirli lo Stato, ma ciò non accade per mancanza di fondi. Poi però, a fine pena, lo Stato pretende le spese di mantenimento, ma per che cosa? 

E' giusto pagare, ma con dignità ed umanità. 
Non siamo rifiuti umani da smaltire, né una discarica sociale, ma persone che hanno diritto ad una seconda possibilità. 
Se volete fare veramente qualcosa per i detenuti, fateci uscire da questo limbo infernale. Amnistia! 

Grazie 
Tutte le detenute della sezione femminile del carcere di Lecce